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Ausstellung Stadtmuseum Klausen

26.6. al 21.8.2021

 

Interview Lara Toffoli (Stadtmuseum Klausen) mit Sonya Hofer:

L.T.: Der Titel deiner Ausstellung im Stadtmuseum Klausen ist

"Das plastische Bild". Was ist das Neuartige an deinen aktuellen Arbeiten?

 

S.H.: Das plastische Bild ist eine Wortschöpfung, die darauf hinweist, dass den Eigenschaften eines Bildes, wie Farbe, Komposition und Perspektive durch das plastische Material Ton ein farbiges Relief entsteht.

Neu ist für mich auch die Auseinandersetzung mit der Bildgattung

Landschaft, speziell mit dem Thema Berg.

 

 

L.T.: Faszination Berg... 

Was war der Ausgangspunkt für deine neuesten Arbeiten?

 

S.H.: Wenn ich in der Natur bin, habe ich das Gespür für das fragile System, in dem alle Lebewesen in ihrem Habitat (in diesem Fall der Gebirgswelt) im Zusammenhang stehen, miteinander kommunizieren, den klimatischen Bedingungen unterworfen sind. Wie wir weitreichend wissen, ist dieses sensible Gleichgewicht vom Menschen bedroht. Das Erscheinungsbild der Bergwelt für uns heute das Werk katastrophaler Naturgewalten, deren Entstehung sich in unendlichen Zeiträumen abspielte … Erosionen und  Felsbrüche, sichtbare Zeichen für einen Prozess der sich fortsetzt …  Aber ist die Erhabenheit, aber auch die Fragilität der Felsen und der Natur nicht eine ideale Projektionsfläche für die Fragilität des Menschen, übertragen wir nicht unsere Gefühlsstimmungen auf eine vollständig autarke, kalte, schroffe, ja abweisende Materie?  

 

Und wenn ich in den Bergen bin spüre ich gleichzeitig das Meer, den Ursprung des Lebens. Die Oberflächen der Berge haben oft die Form von Wellen oder sehen aus wie flüssiges Gestein. Die Massen scheinen wie in fließenden und wogenden Bewegungen erstarrt zu sein. Wissend um die in  diesen Steinmassen enthaltenen Fossilien betrachte ich den Berg als lebenden Organismus. 

 

L.T.: Deine bisher bevorzugten Materialien sind Öl oder Acryl auf Leinwand. Jetzt verwendest du seit einiger Zeit Ton. Warum?

 

S.H.: Ton ist Erde. Darum ist Ton für mich ein kongenialer Werkstoff für die Auseinandersetzung mit dem Thema Berg.

Es gibt verschiedenste Arten von Tonerde, die ich in Schichten übereinander lege. Vergleichbar den Schichten eines Berges. Dann bearbeite ich den Ton mit den Händen, knete und zerfurche ihn mit den Fingern und bearbeite die Oberfläche. Die Verbindung zwischen den Händen und dem Werkstoff ist für mich in diesem Fall sehr wichtig, bei keinem anderen Material kann ich Gefühle direkter ausdrücken und stärker transportieren. 

 

 

 

L.T.: In deinen Felsbildern und in den Muscheln sind Sprünge keine Seltenheit und oft wirkt die Arbeit sehr fragil und zerbrechlich...   

 

Durch das Trocknen und Brennen der Tonplatten entstehen Sprünge, die ich aber nicht planen kann. Sie sind ein gewolltes Gestaltungselement und gerade diese unvorhersehbaren Risse und Sprünge sind im Entstehungsprozess meiner Auseinandersetzung mit dem Thema Berg so wichtig.

So wie bei den in Millionen von Jahren dem Meer entstiegenen Dolomitenmassive durch Naturphänomene zerfurcht, zersägt und abgeschliffen wurden und Spaltenfrost die Sprengarbeit geleistet hat.

 

L.T.: Sonya, was ist für dich Kunst?

 

S.H.: Kunst findet nie im luftleeren Raum statt. Der Künstler versucht  Aspekte seiner Zeit zu hinterfragen und zu deuten um sie in seiner jeweiligen Sprache zu verarbeiten. Beuys sagte: „Jeder Mensch ist ein Künstler.“ Das bedeutet vereinfacht, dass jeder von uns sein Leben und das der Gesellschaft gestaltet. Er nimmt damit jeden von uns in die Verantwortung.

 

 

L.T.: Für dich als Künstlerin, wie siehst du die Zukunft unserer Künstlerstadt?

 

S.H.: Ich sehe, dass sich in Klausen viele Menschen für unsere Stadt und unsere Gemeinschaft engagieren und dass Traditionen hoch gehalten werden. Klausen kann stolz auf seine geschichtliche Vergangenheit sein und ein  wichtiges Projekt, das in Planung ist und in den nächsten Jahren realisiert werden soll ist das Kinder-Tinne-Museum. Es ist ein „Leuchtturmprojekt“ Klausen in der Kunst- und Kulturlandschaft Südtirols zu etablieren. Darüber hinaus glaube ich, dass es ein Motor für die gesamte Wirtschaft Klausens sein kann.

Mostra Museo Civico di Chiusa

dal 26.6. al 21.8.2021

 

Il Dipinto Tridimensionale

Sonya Hofer inaugura la stagione espositiva del Museo Civico di Chiusa ed espone le sue nuove opere. Per questa occasione Lara Toffoli ha rivolto alcune domande all‘ artista.

 

Lara Toffoli:  Il titolo della sua mostra al Museo Civico di Chiusa fa

riferimento al dipinto tridimensionale, qual è la novità delle sue ultime

opere?

Sonya Hofer: Il “dipinto tridimensionale“ è un neologismo che indica

che integrando nella plasticità della creta le caratteristiche tipiche del dipinto  come il colore, la composizione e la prospettiva, si crea cosí un bassorilievo. Nuovo per me è il confronto con il genere paesaggistico: nello specifico il tema montagna.

 

L.T.: Il fascino della montagna..., qual è il punto di partenza dei suoi lavori recenti?

S.H.: Quando mi trovo in mezzo alla natura sento fortemente la fragilità del sistema, in questo caso l’ambiente montano, in cui tutti gli esseri viventi sono connessi, comunicano tra di loro, sono sottoposti alle circostanze climatiche. Un delicato equilibrio minacciato dalle attività umane.

Le montagne come ci appaiono oggi sono anche loro opera delle forze della natura che hanno agito per milioni di anni e proseguono tutt’ora ... La grandezza, e al tempo stesso la fragilità delle rocce, sono forse la superficie ideale su cui proiettare la fragilità dell’umanità. Personalmente sento la spinta a trasferire le mie sensazioni e i miei sentimenti su una materia del tutto indipendente, fredda, dura e anche respingente.

Trovarmi in montagna mi fa contemporaneamente sentire il mare: fonte di vita. Le forme delle immobili montagne mi riportano ai movimenti delle onde, alle correnti: come se le montagne fossero mari, laghi, fiumi cristallizzati. Lo stesso vale per i fossili fissati nelle rocce e un tempo forme di vita mobili nelle acque.

 

L.T.: Finora ha preferito lavorare con olio o acrilico su tela. Da un po’ di

tempo usa la creta. Come mai?

S.H.: La creta è terra. Per questo la creta per me è il materiale congeniale per confrontarmi con il tema montagna. Sovrappongo diversi tipi di creta simile agli strati della montagna. Poi lavoro la creta con le mani, la modello, la solco con le dita e lavoro la superficie. Il collegamento tra mani e materiale in questo contesto e molto importante, è il materiale che mi consente di esprimere al meglio e di trasmettere con vigore quello che sento.

Nelle immagini delle rocce e nelle conchiglie non è raro vedere delle crepe e spesso il lavoro sembra fragile e delicato.

Asciugando e cuocendo le lastre di creta si formano crepe che però non si possono pianificare. Sono un elemento creativo voluto e proprio queste crepe e incrinature imprevedibili sono così importanti nelle mie riflessioni sul tema della montagna. Proprio come i massicci dolomitici in milioni di anni venivano solcati, segati e levigati e spaccati dal lavoro del ghiaccio. 

 

L.T.: Sonya, cos‘è per lei l‘arte? 

S.H.: L’arte non vive mai nello spazio vuoto. L’artista si interroga sugli aspetti del tempo e li interpreta per elaborarli poi con il suo personale linguaggio. Beuys diceva: “ogni uomo è un artista“. Detto in parole semplici significa che ognuno di noi dà forma alla propria vita e a quella della società. Pretende da tutti noi di prenderci le nostre responsabilità.

 

L.T.: Da artista, come vede il futuro della nostra cittadina?

S.H.: Vedo che a Chiusa molte persone si impegnano per la città e la comunità e rendono vive le tradizioni. Chiusa può essere orgogliosa del suo passato storico. Un progetto importante che è allo studio e che dovrebbe realizzarsi nei prossimi anni è il Museo Tinne: un progetto faro per far emergere Chiusa nell’ambito artistico e culturale dell‘Alto Adige. Spero che possa essere uno dei motori dell‘intera economia di Chiusa.  

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